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Nuovo statuto del FVG: i partiti riformisti non possono permettersi di restare intrappolati in vecchi schemi mentali di fronte alle nuove sfide

Il dibattito all’interno della Commissione Affari Costituzionali della Camera sul testo del nuovo Statuto Regionale del Friuli Venezia Giulia evidenzia posizioni contrastanti all’interno dello stesso centro sinistra in merito ad alcune questioni fondamentali introdotte dalla bozza di Statuto Regionale del FVG.

I dilemmi principali sono:

a)la sovranità e il ruolo dello Stato in quanto Nazione (in questo caso italiana) sull'intero territorio; b)i rapporti tra Stato centrale e altri organismi amministrativi, in questo caso le Regioni, dotati di potere legislativo; c)il dilemma riguardante il livello di autonomia delle Regioni (ad. es. in politica estera, in caso di modifica di leggi costituzionali ecc.) e le competenze esclusive dello Stato centrale; d)il dilemma essenziale tra il concetto di Stato centralizzato e il modello federale introdotto in taluni punti dalla proposta dello Statuto Regionale del FVG.

In questo contesto affiora anche una questione identitaria di singole Regioni e aree. La domanda che ci si pone è se le comunità linguistiche, etniche e nazionali possano effettivamente contribuire a modellare l’identità di un determinato territorio regionale oppure se partecipino a questo processo soltanto con un ruolo marginale rispetto all’identità principale e maggioritaria, vale a dire quella italiana. Stando a questa interpretazione, le comunità non italiane non contribuiscono a modellare l’immagine di un determinato territorio bensì ne rappresentano soltanto una particolarità. La differenza è dunque sostanziale.

La proposta avanzata dal centro sinistra in seno al Consiglio Regionale del FVG sulla denominazione quadrilingue della Regione ha ribadito il principio secondo cui la pluralità rappresenta un fattore equivalente dal punto di vista identitario. All’interno della Commissione si è affermato invece un concetto trasversale (da sinistra a destra, PD, PRC, AN ecc.) secondo cui la presenza di minoranze non può essere considerata un elemento primario dell’identità di una Regione che resta in sostanza italiana. Non a caso, infatti, le posizioni dei parlamentari e dello stesso presidente Violante sottolineano la tesi secondo cui l’Alto Adige e la Valle d’Aosta detengono il loro status giuridico e identitario in base ad accordi internazionali, mentre lo statuto speciale del FVG è stato accordato dallo stesso Stato italiano.

In relazione a quanto appena illustrato, non si può trascurare il fatto che gli Sloveni a Trieste e Gorizia abbiano vissuto il proprio risorgimento nazionale e la propria affermazione linguistica, culturale, economica e politica prima ancora dell’avvento dell’Italia nei territori oggi appartenenti alla Venezia Giulia. I fatti storici hanno portato invece all’annessione precedente della popolazione slovena dell’attuale Provincia di Udine all’Italia, ostacolando lo sviluppo degli Sloveni in quest’area, come dimostrano gli scritti e l’attività politica di msgr. Ivan Trinko e di altri intellettuali della Slavia Veneta.

I cambiamenti storici hanno portato quindi allo spostamento dei confini, ma noi Sloveni residenti in Italia apparteniamo oggi a una comunità etnica la cui patria di riferimento è la Slovenia. Siamo Sloveni per nazionalità, lingua e cultura, eppure Italiani per cittadinanza. È un fatto storico ineccepibile che gli Sloveni residenti nel FVG abbiano contribuito negli ultimi due secoli a modellare l’identità culturale, economica e politica del Friuli Venezia Giulia. Quest’area non è stata mai etnicamente “pulita”, bensì pluralistica e multiculturale da sempre. Come tale è stata accolta dall’Italia dopo la seconda guerra mondiale e con il Memorandum di Londra. La presenza slovena, dunque, non è una particolarità bensì un elemento storico costitutivo dell’identità dell’intero FVG. La bozza del nuovo Statuto Regionale eleva a coprotagonisti del panorama regionale anche i friulani e le comunità germanofone. Obiettivamente si tratta di due realtà diverse rispetto a quella slovena, ma i nuovi processi di integrazione europei, che non prevedono soltanto l’aspetto economico, bensì anche quello culturale e politico, promuovono l’apertura dei classici Stati nazionali, della loro cultura e politica ai singoli e alle comunità la cui diversità rappresenta un arricchimento per l’intera area. Questa è anche l’interpretazione del nuovo Statuto del FVG, che riconosce la propria particolarità geografica nel triplice confine e nell’esigenza di maggiore autonomia, senza però estromettere gli interessi nazionali. Lo Statuto non propone una Regione “apolide” (Menia), ma un nuovo modello regionale che fa della pluralità e dell’autonomia un valore aggiunto. Lo dimostrano anche i risultati del FVG a livello economico, culturale, scientifico e soprattutto i nuovi rapporti con la Slovenia e l’Austria che sono, non dimentichiamolo, parte dell’Unione Europea, dell’Area euro e di Schengen. La SKGZ Unione Culturale Economica Slovena considera la proposta di Statuto del FVG un testo estremamente innovativo che i deputati e i senatori di Roma dovrebbero valutare attentamente prima di prendere una decisione a riguardo. Ciò vale soprattutto per i partiti riformisti che non possono permettersi di restare intrappolati in vecchi schemi mentali di fronte alle nuove sfide.

 

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